giovedì, 29 luglio 2021
AMBASSADOR’S WAY: ANDREA MAFFIA
Poi le prime esperienze...
«Sì, ho lavorato in panifici e pasticcerie. Mi piacerebbe nominarne alcune...».
Prego...
«Ho imparato molto da Capitano Rosso, pasticceria storica di Torino, da Pasticceria Visetti e Panificio Avetta, sempre a Torino».
Poi è passato a lavorare in un mulino, giusto?
«Esattamente, nel reparto ricerca e sviluppo. Ci sono rimasto una decina d'anni e ho imparato a macinare e controllare grani, farine e miscele. Inoltre, ho fatto test sul prodotto finito, dal pane al panettone ai grissini».
Dopo dieci anni, però, un'esperienza tutta nuova. In carcere, nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino.
«Sì, ma come insegnante (ride, ndr). Ci sono restato due anni ed è stata una fase molto gratificante della mia carriera. Selezionavo le materie prime e preparavamo prodotti da forno da proporre ai punti vendita. È stata una scommessa vinta. Loro cercavano qualcuno che insegnasse un mestiere ai detenuti e alla fine si è rivelato un successo dal punto di vista umano».
«Sì, ho lavorato in panifici e pasticcerie. Mi piacerebbe nominarne alcune...».
Prego...
«Ho imparato molto da Capitano Rosso, pasticceria storica di Torino, da Pasticceria Visetti e Panificio Avetta, sempre a Torino».
Poi è passato a lavorare in un mulino, giusto?
«Esattamente, nel reparto ricerca e sviluppo. Ci sono rimasto una decina d'anni e ho imparato a macinare e controllare grani, farine e miscele. Inoltre, ho fatto test sul prodotto finito, dal pane al panettone ai grissini».
Dopo dieci anni, però, un'esperienza tutta nuova. In carcere, nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino.
«Sì, ma come insegnante (ride, ndr). Ci sono restato due anni ed è stata una fase molto gratificante della mia carriera. Selezionavo le materie prime e preparavamo prodotti da forno da proporre ai punti vendita. È stata una scommessa vinta. Loro cercavano qualcuno che insegnasse un mestiere ai detenuti e alla fine si è rivelato un successo dal punto di vista umano».
Poi le prime esperienze...
«Sì, ho lavorato in panifici e pasticcerie. Mi piacerebbe nominarne alcune...».
Prego...
«Ho imparato molto da Capitano Rosso, pasticceria storica di Torino, da Pasticceria Visetti e Panificio Avetta, sempre a Torino».
Poi è passato a lavorare in un mulino, giusto?
«Esattamente, nel reparto ricerca e sviluppo. Ci sono rimasto una decina d'anni e ho imparato a macinare e controllare grani, farine e miscele. Inoltre, ho fatto test sul prodotto finito, dal pane al panettone ai grissini».
Dopo dieci anni, però, un'esperienza tutta nuova. In carcere, nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino.
«Sì, ma come insegnante (ride, ndr). Ci sono restato due anni ed è stata una fase molto gratificante della mia carriera. Selezionavo le materie prime e preparavamo prodotti da forno da proporre ai punti vendita. È stata una scommessa vinta. Loro cercavano qualcuno che insegnasse un mestiere ai detenuti e alla fine si è rivelato un successo dal punto di vista umano».
«Sì, ho lavorato in panifici e pasticcerie. Mi piacerebbe nominarne alcune...».
Prego...
«Ho imparato molto da Capitano Rosso, pasticceria storica di Torino, da Pasticceria Visetti e Panificio Avetta, sempre a Torino».
Poi è passato a lavorare in un mulino, giusto?
«Esattamente, nel reparto ricerca e sviluppo. Ci sono rimasto una decina d'anni e ho imparato a macinare e controllare grani, farine e miscele. Inoltre, ho fatto test sul prodotto finito, dal pane al panettone ai grissini».
Dopo dieci anni, però, un'esperienza tutta nuova. In carcere, nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino.
«Sì, ma come insegnante (ride, ndr). Ci sono restato due anni ed è stata una fase molto gratificante della mia carriera. Selezionavo le materie prime e preparavamo prodotti da forno da proporre ai punti vendita. È stata una scommessa vinta. Loro cercavano qualcuno che insegnasse un mestiere ai detenuti e alla fine si è rivelato un successo dal punto di vista umano».
Come funzionava il panificio? Qualcuno ha poi continuato a lavorare come panettiere fuori?
«Sì, oggi almeno tre ex detenuti lavorano in questo ambito. C'è chi è panettiere e chi pizzaiolo. A lavoro eravamo in sette-otto, iniziavamo la sera verso le nove e finivamo di lavorare il mattino seguente. Ci autogestivamo e avevamo grande autonomia. L'unica cosa che era diversa erano gli ingressi e i permessi, per cui se non avessimo finito sarei restato da solo. Tutto ciò mi ha aiutato molto dal punto di vista lavorativo: se producevamo la responsabilità era mia, se non lo facevamo idem».
Poi, dopo due anni, è tornato al mulino, sempre in ricerca e sviluppo e controllo qualità. È in questo momento che la sua strada si incrocia con Molino Casillo?
«Sì e mi sono subito trovato bene. Ho incontrato tante persone che hanno una spiccata predisposizione al lavoro di gruppo. Io mi occupo del completamento e del miglioramento delle miscele».
La sua farina di riferimento?
«La farina Origine di Tipo 2 con germe di grano. Farina caratteristica, ambrata, con un'importante parte cruscata, non integrale, ma che dona profumi e aromi in fase d'impasto, cottura e assaggio».
«Sì, oggi almeno tre ex detenuti lavorano in questo ambito. C'è chi è panettiere e chi pizzaiolo. A lavoro eravamo in sette-otto, iniziavamo la sera verso le nove e finivamo di lavorare il mattino seguente. Ci autogestivamo e avevamo grande autonomia. L'unica cosa che era diversa erano gli ingressi e i permessi, per cui se non avessimo finito sarei restato da solo. Tutto ciò mi ha aiutato molto dal punto di vista lavorativo: se producevamo la responsabilità era mia, se non lo facevamo idem».
Poi, dopo due anni, è tornato al mulino, sempre in ricerca e sviluppo e controllo qualità. È in questo momento che la sua strada si incrocia con Molino Casillo?
«Sì e mi sono subito trovato bene. Ho incontrato tante persone che hanno una spiccata predisposizione al lavoro di gruppo. Io mi occupo del completamento e del miglioramento delle miscele».
La sua farina di riferimento?
«La farina Origine di Tipo 2 con germe di grano. Farina caratteristica, ambrata, con un'importante parte cruscata, non integrale, ma che dona profumi e aromi in fase d'impasto, cottura e assaggio».
Come funzionava il panificio? Qualcuno ha poi continuato a lavorare come panettiere fuori?
«Sì, oggi almeno tre ex detenuti lavorano in questo ambito. C'è chi è panettiere e chi pizzaiolo. A lavoro eravamo in sette-otto, iniziavamo la sera verso le nove e finivamo di lavorare il mattino seguente. Ci autogestivamo e avevamo grande autonomia. L'unica cosa che era diversa erano gli ingressi e i permessi, per cui se non avessimo finito sarei restato da solo. Tutto ciò mi ha aiutato molto dal punto di vista lavorativo: se producevamo la responsabilità era mia, se non lo facevamo idem».
Poi, dopo due anni, è tornato al mulino, sempre in ricerca e sviluppo e controllo qualità. È in questo momento che la sua strada si incrocia con Molino Casillo?
«Sì e mi sono subito trovato bene. Ho incontrato tante persone che hanno una spiccata predisposizione al lavoro di gruppo. Io mi occupo del completamento e del miglioramento delle miscele».
La sua farina di riferimento?
«La farina Origine di Tipo 2 con germe di grano. Farina caratteristica, ambrata, con un'importante parte cruscata, non integrale, ma che dona profumi e aromi in fase d'impasto, cottura e assaggio».
«Sì, oggi almeno tre ex detenuti lavorano in questo ambito. C'è chi è panettiere e chi pizzaiolo. A lavoro eravamo in sette-otto, iniziavamo la sera verso le nove e finivamo di lavorare il mattino seguente. Ci autogestivamo e avevamo grande autonomia. L'unica cosa che era diversa erano gli ingressi e i permessi, per cui se non avessimo finito sarei restato da solo. Tutto ciò mi ha aiutato molto dal punto di vista lavorativo: se producevamo la responsabilità era mia, se non lo facevamo idem».
Poi, dopo due anni, è tornato al mulino, sempre in ricerca e sviluppo e controllo qualità. È in questo momento che la sua strada si incrocia con Molino Casillo?
«Sì e mi sono subito trovato bene. Ho incontrato tante persone che hanno una spiccata predisposizione al lavoro di gruppo. Io mi occupo del completamento e del miglioramento delle miscele».
La sua farina di riferimento?
«La farina Origine di Tipo 2 con germe di grano. Farina caratteristica, ambrata, con un'importante parte cruscata, non integrale, ma che dona profumi e aromi in fase d'impasto, cottura e assaggio».
Se dovesse dare un consiglio su come utilizzarla?
«Beh, essendo ricca di fibre e crusca non è una farina '00'. La fermentazione è un po' più complessa, ma non complicata. È semplicemente più altalenante e potrebbe prendere in contropiede chi è inesperto. Ovviamente assorbe tanti liquidi. Vi assicuro, però, che per questi piccioli accorgimenti la Origine Tipo 2 ripaga alla grande: la qualità del prodotto sarà eccezionale».
Per il consumatore e chi è alle prime armi, invece, quale farina consiglierebbe?
«La Molino Casillo Aroma. Vi verranno delle pizze fantastiche, soffici e croccanti, alveolate e leggere».
Lei però è anche un amante della macinazione a pietra. Perché?
«Perché ci vuole attenzione e cura, controllo della materia prima. È un'alchimia: ci vuole equilibrio tra la temperatura di macinazione, la miscela di grani e la loro granulometria. Per farla semplice, si deve evitare che il chicco si scaldi troppo e bisogna far sì che la grana della farina risulti comunque adeguata».
Della linea macinata a pietra Molino Casillo quale ama particolarmente?
«L' “Integrale macinata a pietra”. Signori, se cercate il chicco di grano, è la vostra farina. Là il chicco entra ed esce nel sacco. C'è tutta l'esperienza del mugnaio. I suoi valori rappresentano il top di quel tipo di farine».
«Beh, essendo ricca di fibre e crusca non è una farina '00'. La fermentazione è un po' più complessa, ma non complicata. È semplicemente più altalenante e potrebbe prendere in contropiede chi è inesperto. Ovviamente assorbe tanti liquidi. Vi assicuro, però, che per questi piccioli accorgimenti la Origine Tipo 2 ripaga alla grande: la qualità del prodotto sarà eccezionale».
Per il consumatore e chi è alle prime armi, invece, quale farina consiglierebbe?
«La Molino Casillo Aroma. Vi verranno delle pizze fantastiche, soffici e croccanti, alveolate e leggere».
Lei però è anche un amante della macinazione a pietra. Perché?
«Perché ci vuole attenzione e cura, controllo della materia prima. È un'alchimia: ci vuole equilibrio tra la temperatura di macinazione, la miscela di grani e la loro granulometria. Per farla semplice, si deve evitare che il chicco si scaldi troppo e bisogna far sì che la grana della farina risulti comunque adeguata».
Della linea macinata a pietra Molino Casillo quale ama particolarmente?
«L' “Integrale macinata a pietra”. Signori, se cercate il chicco di grano, è la vostra farina. Là il chicco entra ed esce nel sacco. C'è tutta l'esperienza del mugnaio. I suoi valori rappresentano il top di quel tipo di farine».
Se dovesse dare un consiglio su come utilizzarla?
«Beh, essendo ricca di fibre e crusca non è una farina '00'. La fermentazione è un po' più complessa, ma non complicata. È semplicemente più altalenante e potrebbe prendere in contropiede chi è inesperto. Ovviamente assorbe tanti liquidi. Vi assicuro, però, che per questi piccioli accorgimenti la Origine Tipo 2 ripaga alla grande: la qualità del prodotto sarà eccezionale».
Per il consumatore e chi è alle prime armi, invece, quale farina consiglierebbe?
«La Molino Casillo Aroma. Vi verranno delle pizze fantastiche, soffici e croccanti, alveolate e leggere».
Lei però è anche un amante della macinazione a pietra. Perché?
«Perché ci vuole attenzione e cura, controllo della materia prima. È un'alchimia: ci vuole equilibrio tra la temperatura di macinazione, la miscela di grani e la loro granulometria. Per farla semplice, si deve evitare che il chicco si scaldi troppo e bisogna far sì che la grana della farina risulti comunque adeguata».
Della linea macinata a pietra Molino Casillo quale ama particolarmente?
«L' “Integrale macinata a pietra”. Signori, se cercate il chicco di grano, è la vostra farina. Là il chicco entra ed esce nel sacco. C'è tutta l'esperienza del mugnaio. I suoi valori rappresentano il top di quel tipo di farine».
«Beh, essendo ricca di fibre e crusca non è una farina '00'. La fermentazione è un po' più complessa, ma non complicata. È semplicemente più altalenante e potrebbe prendere in contropiede chi è inesperto. Ovviamente assorbe tanti liquidi. Vi assicuro, però, che per questi piccioli accorgimenti la Origine Tipo 2 ripaga alla grande: la qualità del prodotto sarà eccezionale».
Per il consumatore e chi è alle prime armi, invece, quale farina consiglierebbe?
«La Molino Casillo Aroma. Vi verranno delle pizze fantastiche, soffici e croccanti, alveolate e leggere».
Lei però è anche un amante della macinazione a pietra. Perché?
«Perché ci vuole attenzione e cura, controllo della materia prima. È un'alchimia: ci vuole equilibrio tra la temperatura di macinazione, la miscela di grani e la loro granulometria. Per farla semplice, si deve evitare che il chicco si scaldi troppo e bisogna far sì che la grana della farina risulti comunque adeguata».
Della linea macinata a pietra Molino Casillo quale ama particolarmente?
«L' “Integrale macinata a pietra”. Signori, se cercate il chicco di grano, è la vostra farina. Là il chicco entra ed esce nel sacco. C'è tutta l'esperienza del mugnaio. I suoi valori rappresentano il top di quel tipo di farine».
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